Roma, 25 febbraio 2015 - "Sul tema dei diritti umani, l'Italia ha sprecato il semestre di presidenza dell'Unione europea". E' duro il giudizio che dell'Italia dà il rapporto 2014/2015 di Amnesty International. L'associazione punta il dito contro "la perdurante assenza del reato di tortura nella legislazione nazionale, la discriminazione nei confronti delle comunità rom, la situazione nelle carceri e nei centri di detenzione per migranti irregolari e il mancato accertamento - nonostante i progressi compiuti su qualche caso - delle responsabilità per le morti in custodia, a seguito d'indagini lacunose e carenze nei procedimenti giudiziari". "Durante il semestre di presidenza dell'Unione europea - ha dichiarato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia -, l'Italia ha sprecato l'opportunità di dare all'Europa un indirizzo diverso, basato sul rispetto dei diritti umani, sul contrasto alla discriminazione e soprattutto su politiche in tema d'immigrazione che dessero priorità a salvare vite umane, attraverso l'apertura di canali sicuri di accesso alla protezione internazionale, piuttosto che a controllare le frontiere".
L'EMERGENZA MIGRANTI - L'operazione Mare Nostrum, secondo Amnesty, non andava chiusa. "Dopo aver salvato oltre 150mila rifugiati e migranti che cercavano di raggiungere l'Italia dal Nord Africa su imbarcazioni inadatte alla navigazione - si argomenta -, a fine ottobre l'Italia ha deciso di chiudere l'operazione Mare nostrum. Avevamo chiesto al governo, e lo stesso primo ministro si era impegnato pubblicamente in questo senso, di non sospendere Mare nostrum fino a quando non fosse stata posta in essere un'operazione analogamente efficace, in termini di ricerca e soccorso in mare". "Le nostre richieste - prosegue Rufini - non sono state ascoltate, con le conseguenze ampiamente previste di nuove, tragiche morti in mare, nonostante il pieno dispiegamento dei mezzi e l'impegno della Guardia costiera italiana, lasciata pressoché sola dalla comunità internazionale".
VERGOGNOSA RISPOSTA GLOBALE A ATROCITÀ STATI E GRUPPI ARMATI - "Il 2014 è stato un anno catastrofico per milioni di persone intrappolate nella violenza. La risposta globale ai conflitti e alle violazioni commesse dagli stati e dai gruppi armati è stata vergognosa e inefficace. Di fronte all'aumento degli attacchi barbarici e della repressione, la comunità internazionale è rimasta assente". Lo dichiara Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, che sollecita i leader mondiali ad agire con urgenza di fronte alla mutata natura dei conflitti e a proteggere i civili dalla terribile violenza degli stati e dei gruppi armati. Una tragica conseguenza dell'incapacità della comunità internazionale di reagire di fronte alla mutata natura dei conflitti è una delle peggiori crisi dei rifugiati cui il mondo abbia mai assistito, con milioni e milioni di persone in fuga dalla guerra e dalla persecuzione, quattro dei quali solo dalla Siria.
STOP AL DIRITTO DI VETO - Il Consiglio di sicurezza non ha agito di fronte alle varie crisi in Siria, Iraq, Gaza, Israele e Ucraina, neanche quando sono stati commessi crimini orrendi contro la popolazione civile, per proprio tornaconto o interessi politici. Amnesty International chiede ai cinque stati membri permanenti del Consiglio di sicurezza di rinunciare al loro diritto di veto nei casi di genocidio o di altre atrocità di massa. "Potrebbe essere una svolta per la comunità internazionale e uno strumento per difendere le vite umane. Così facendo, i cinque stati membri permanenti darebbero alle Nazioni Unite un più ampio margine d'azione per tutelare i civili in caso di gravi rischi per le loro vite e invierebbero un segnale potente che il mondo non resterà a guardare passivamente di fronte alle atrocità di massa", ha spiegato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia, ed ha aggiunto: "Quando lo Stato islamico ha conquistato ampie parti dell'Iraq, ha trovato grandi arsenali pronti all'uso. L'irresponsabile flusso di armi verso chi viola i diritti umani deve cessare subito".