Mercoledì 24 Aprile 2024

Alzheimer, così il cervello si difende

La corteccia cerca di rallentare il declino delle facoltà intellettuali nelle fasi iniziali della malattia, secondo uno studio uscito su Nature. I neurologi della Sin: diagnosi precoce e ricerca, la demenza deve essere sconfitta

Aree del cervello colpite da deterioramento mentale, dal sito nature.com

Aree del cervello colpite da deterioramento mentale, dal sito nature.com

Roma, 17 settembre 2014 - La mente umana avverte i segnali del declino intellettuale che incombe e si difende, nel deterioramento noto come malattia di Alzheimer i neuroni cercano di resistere in ogni modo all'attacco delle sostanze come l'amiloide, che si accompagnano alla demenza. Questo almeno succede in alcuni casi nelle fasi iniziali del disturbo, secondo uno studio pubblicato su Nature Neuroscience. Ricercatori dell'Università di California hanno visto che il cervello reagisce alla perdita di abilità intensificando le risorse delle cellule superstiti in modo da compensare il calo della memoria. Gli esperti tuttavia sostengono che la conoscenza di questi processi, da sola, non basta a trovare una cura per la patologia, e che importanti passi avanti dovranno ancora essere fatti. 

Lo studio ha coinvolto un campione di popolazione adulta senza segni di sofferenza cognitiva. La risonanza magnetica ha svelato che un quarto circa dei soggetti studiati mostrava già dei depositi della proteina beta-amiloide. A tutti è stato chiesto di provare a memorizzare una serie di immagini. Entrambi i gruppi hanno ricordato le figure, ma i partecipanti con un maggiore accumulo di amiloide hanno dimostrato una vivace attività psichica segno di un maggiore impegno nel ricordare i dettagli.

A tutt'oggi non esistono soluzioni al problema, solo palliativi, anche le speranze che per anni sono state riposte nella scoperta del cosiddetto vaccino, che doveva far scomparire le placche di amiloide che compaiono con il progredire dei disturbi, si sono rivelate un buco nell'acqua. Nel mondo sono circa 25 milioni le persone affette da Malattia di Alzheimer, la più comune forma di demenza che solo in Italia fa registrare più di 600.000 casi. In occasione della Giornata Mondiale dell’Alzheimer, che si celebra il prossimo 21 settembre, la Società Italiana di Neurologia (SIN) ha sottolineato l’importanza della ricerca di nuove terapie e della diagnosi precoce. Il processo degenerativo colpisce in maniera progressiva le cellule cerebrali. Deficit di memoria, disturbi del linguaggio, perdita di orientamento spaziale e temporale, oltre a frequenti cambiamenti di umore, costituiscono spesso la spia di questa condizione di sofferenza. Ad esserne maggiormente colpiti i soggetti di età superiore ai 65 anni, in particolare le donne, anche se oggi appare ampiamente dimostrato come la patologia possa esordire anche in età presenile.

Tecniche di imaging, quali la risonanza magnetica, o la PET - dichiara il Prof. Carlo Ferrarese, Direttore Scientifico del Centro di Neuroscienze di Milano, dell’Università di Milano-Bicocca, - sono strumenti potentissimi in grado di effettuare una diagnosi precoce o addirittura preclinica della malattia di Alzheimer, ossia prima che si sia dimostrata clinicamente la demenza. Effettuare la diagnosi precoce della malattia risulta fondamentale per alcune strategie terapeutiche, attualmente in sperimentazione. Individuare in anticipo i soggetti che possono sviluppare demenza significa anche poter prendere in carico il paziente sin dalle prime fasi e garantire un maggior livello di assistenza.

Studi recenti hanno dimostrato come l’esercizio fisico, alimentazione leggera, enigmistica e giochi socializzanti aiutano a mantenere a lungo il cervello fresco e reattivo. Dal rapporto mondiale Alzheimer emerge che anche il controllo di diabete e ipertensione, e le misure per astenersi dal fumo e contenere il rischio cardiovascolare possano ridurre le probabilità di comparsa della demenza anche in una fase avanzata della vita. Indica inoltre che il diabete può aumentare il rischio di demenza del 50%. Obesità e scarsa attività fisica sono importanti fattori di rischio di diabete e ipertensione e, come tali, dovrebbero essere oggetto di attenzione. La demenza è diventata la seconda patologia più importante, dopo le cardiopatie e prima dei tumori, per la quale è richiesta l’assistenza a domicilio. Cruciale il ruolo dei medici di medicina generale in ambulatorio, che devono mettere in atto una strategia prima che il danno sia instaurato.

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