Giovedì 25 Aprile 2024

Alta velocita, i conti non tornanoLa spesa cresce di quattro miliardi

Alessandro Farruggia ROMA DECIDERÀ Matteo Renzi. Considerando gli aspetti strettamente economici e quelli politici. E non sarà una scelta facile. Perché la verità è che a Palazzo Chigi si stanno seriamente chiedendo se abbia davvero senso fare la Tav Torino-Lione o se non sia meglio destinare quei soldi a opere con un miglior rapporto costi-benefici. A remare contro sono due dei più autorevoli consiglieri economici del premier, il deputato Pd Yoram Gutgeld e il professor Roberto Perotti della Bocconi, entrambi storicamente contrari ad una opera definita faraonica e inutile. «Cosa è più utile all'immagine del paese scrisse il professor Perotti 6 anni fa , ripulire i treni utilizzati da milioni di turisti stranieri o fare una galleria di dubbia utilità a costi esorbitanti? Nonostante i loro eccessi, gli ambientalisti hanno ragione. L'investimento è buono per le imprese appaltatrici ma non per il paese». Perotti, appena nominato consigliere di palazzo Chigi, oggi evita di commentare. Ma non risulta che si sia convertito sulla via di Susa. Anzi. Certo è che, in questa vicenda, sopra ogni cosa i numeri sono ballerini: ognuno cita quelli che gli fanno comodo per giustificare una tesi anziché l'altra. CHI VUOLE l'opera afferma, come ha ribadito ieri il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che «per la quota italiana l'opera costerà 2,9 miliardi». Chi (tra i consiglieri di Palazzo Chigi) non la vuole, osserva che i 2,9 miliardi sono relativi solo al tunnel di base (finanziato al 40% dall'Ue, che metterà quasi 3.3 miliardi mentre i restanti 2 miliardi sono a carico della Francia) e i costi per l'Italia, se si considera l'intera opera, saranno di 7,1 miliardi, dei 24,7 di costo complessivo dell'opera. Come dire oltre il doppio dei famosi 2.9 miliardi. A complicare la sarabanda di cifre il fatto che il ministero delle Infrastrutture ha corretto da 8,2 a 12 miliardi di euro il costo complessivo delle opere della cosiddetta fase 1' (la sezione transfrontaliera che include il tunnel di base' da Sain Jean de la Maurienne a Susa), prevista dall'accordo italo-francese. L'aumento è scattato applicando al preventivo 2012 un tasso interessi del 3,5% (probabilmente pessimistico) dall'avvio dei lavori alla conclusione dell'opera. Ma al ministero replicano che la stima è, appunto, una stima, e che il nostro impegno per la fase 1' resta quello previsto: 2.9 miliardi. Almeno, per ora. E di sicuro solo per il tunnel di base. RENZI ha chiesto un'analisi costi-benefici aggiornata, perché quella Ltf/Rfi del 2011, che gli hanno presentato, indicava un poco convincente pareggio tra costi di costruzione ed esercizio e risparmi dei costi di trasporto solo nel lontano 2072: una stima che diventava positiva solo se si aggiungevano i costi accessori come quelli ambientali, nonostante la riduzione al 12,5 per mille della pendenza massima e la sagoma allargata al livello Pc45 consentano una riduzione del 42% dei costi di trasporto. Renzi vuole vederci chiaro anche sul fronte dei flussi di traffico, che per ora sono in netto calo dai 15 milioni di tonnellate anno vagheggiati negli anni '70 per il decennio successivo, quando non raggiusero la metà di quella cifra, per poi scendere complici anche i lavori alla galleria del Frejus alle modestissime 3,9 milioni di tonnellate del 2010. I SUOI consiglieri gli hanno anche ricordato i lavori di ampliamento del tunnel esistente fatti dal 2003 al 2011, costati 107 milioni di euro che, abbassando di 70 centimetri il livello della galleria hanno portato la sagoma limite allo stesso livello che può circolare sulle altre ferrovie italiane e francesi. Che senso ha fare una ferrovia ampliata al livello Pc 45 (e magari ai superiori) che consente di portare mezzi maggiori se poi questi potranno transitare solo da Lione a Torino? Ma il problema vero di Renzi è un altro. Convincere gli alleati di Ncd e soprattutto non darla vinta agli antagonisti che alimentano la guerriglia No Tav. È possibile ammettere candidamente che le stime erano errate o che, complice la crisi, ci sono altre priorità? Comunque, i no Tav direbbero: avevamo ragione. Il che è politicamente complesso da concedere, specialmente per il Pd piemontese che sulla Torino-Lione si è molto esposto. Per tagliare il gordiano nodo Tav servirebbe il coraggio di Alessandro Magno. Ma di certo a Renzi, se si dovesse convincere dell'opportunità di rimetetre tutto in discussione, il coraggio non fa difetto.