Martedì 16 Aprile 2024

Simona Marchini: Alfio, mai a destra. "Mio padre si rivolta nella tomba"

L’attrice: radici di sinistra, se si candida con Forza Italia non lo voto

IN FAMIGLIA Simona Marchini  con Alfio (Fotogramma)

IN FAMIGLIA Simona Marchini con Alfio (Fotogramma)

Roma, 10 ottobre 2015 - «SE ALFIO si candida con la destra, non lo voto. Non voglio mica che mio padre si rivolti nella tomba...». Simona Marchini, attrice e conduttrice tv, figlia di Alvaro, già presidente della Roma negli anni Settanta e costruttore rosso, è seconda cugina dell’imprenditore romano che sogna il Campidoglio, ma – precisa – «lui mi ha sempre chiamata zia».

«Zia» Simona, ha visto com’è conteso suo «nipote»? «Sì, peccato che non si capisca da che parte stia. Una volta pende a destra, una volta a sinistra. Mah».

Non mi dica che rimpiange Ignazio Marino... «Io Marino l’ho votato. Sono molto amareggiata. Era indigesto alle lobby, gli mandavano una minaccia di morte al giorno. Ma invece di difenderlo hanno fatto di tutto per torturarlo».

Sulle cene l’hanno smentito tutti. Pure l’ambasciata del Vietnam. «Ma che cosa saranno mai gli scontrini? Marino è onesto, mica ha rubato chissacché. E, poi, ha restituito tutto. Siamo alla frutta».

Quindi, da «zia», non festeggia la corsa di Alfio? «Con mia sorella e mio cognato lo abbiamo appoggiato quando si è candidato al Campidoglio e al primo turno l’ho votato. Poi lui non si è più fatto sentire».

E al ballottaggio votò Marino. «Ignazio è un mio amico. Glielo dissi e lui capì: ‘Al primo turno, sai, per motivi familiari voto Alfio...’».

E se Alfio si candida a sindaco di Roma col centrodestra di Silvio Berlusconi, che cosa fa? «Non lo voto».

La vostra famiglia è sempre stata di sinistra: Alfio senior e suo padre Alvaro li chiamavano quelli di «calce e martello»... «La nostra famiglia ha un’etica di pulizia, un certo stile di vita... Siamo persone perbene, coerenti, oneste. Crediamo nella giustizia sociale».

Quindi se Alfio svoltasse definitivamente a destra sarebbe un tradimento? «Per carità, le sue scelte le rispetto, ma a destra, no, non sarebbe accettabile. A mio padre farebbe molto male, si rivolterebbe nella tomba».

La politica, spesso, è l’arte del compromesso. «Ah certo. Anche il Pci con la Dc dovette fare compromessi, ma non si può passare da un modo di essere a un altro. E non perché siamo comunisti a pugno chiuso. È che non si può esagerare nella disinvoltura: ci vuole coerenza».

Ma Alfio, prima di scendere in politica, com’era? «Era un bambino molto carino, tenero e affettuoso. Suonava il pianoforte».

Prima di sognare il Campidoglio aveva dato segni di passione politica? «Mai. Si è laureato in ingegneria, ha fatto l’imprenditore, si è occupato di finanza. Poi è stato tanti anni all’estero e ci siamo persi di vista».

A parte il colore politico, Alfio Marchini sindaco di Roma ce lo vedrebbe? «Gli faccio tanti auguri. Però lui è piacione, bello, d’impatto, intelligente... Roma potrebbe votarlo».

Ma che cosa serve alla Capitale per risollevarsi? «La città è molto affaticata e tutti fanno a gara per sfotterla e sputarci addosso. Tutti a dire ‘anvedi che schifo’, ma poi chi si muove? Nessuno. Io, con altri amici del mio quartiere (Parioli, ndr) mi sono messa a pulire. Bisogna smettere di delegare e iniziare a derattizzare tutto».

Alfio è l’uomo giusto per fare pulizia? «Da un punto di vista morale non ho dubbi. Ma non so se ha la vocazione o la forza».