Alex e il potere della mente: "Torno a parlare dopo lo schianto"

Riabilitazione e cure: adesso una parte del cervello lavora per due

Alex con la mamma e un'amica

Alex con la mamma e un'amica

Bologna, 25 luglio 2016 - Era un sorridente diciannovenne di origini romene, ma residente a Cuneo da quando aveva sette anni, Alessandro Razvan Coviti, per tutti Alex, quella sera di sei anni fa, quando la macchina che stava guidando si schiantò e lui subì un violentissimo trauma cranico. Che provocò la paralisi dell’emisfero sinistro del suo cervello. Quella metà che custodisce la parola, e la memoria. Funzioni che il ragazzo perse e che, ora, per la prima volta al mondo, ha in parte riacquisito grazie al doppio lavoro della parte destra del suo cervello.

Alex, cosa ricorda della notte dell’incidente? "Era circa mezzanotte. E pioveva tanto, troppo. Poi non mi ricordo più niente".

Alessandro parla lentamente, ma in modo chiaro e preciso. A volte si ferma a pensare alla parola da utilizzare. Gli sfugge. Accanto a lui c’è mamma Tanza: lo incoraggia finché la parola non gli torna in mente e riesce a pronunciarla.  Dopo il trauma è entrato in coma e, quando si è svegliato, ha in breve tempo perso memoria e uso della parola. "Sì. In quattro mesi il lato sinistro del mio cervello non lavorava più, come se si fosse spento".

Però poi ha ricominciato a parlare. E a ricordare. "La memoria è ancora il mio punto debole. Faccio fatica anche quando parlo, devo concentrarmi per ricordarmi le parole che voglio usare. Però alcune cose mi sono rimaste, i miei ricordi preferiti".

Quali? "La strada per arrivare a casa, il mio numero di cellulare, la suoneria di quello di mamma. E la pizza. Mi ricordo bene quanto mi piace la pizza...".

Il percorso riabilitativo è stato particolare: fisioterapia, logopedia, è stato quasi ‘bombardato’ di stimoli. "È stata molto dura. Durissima. Ora sono quasi indipendente, ma tante volte ho pensato di non farcela. Che non sarei mai più tornato a camminare, o a parlare. Per carattere sono ottimista, perciò speravo. Ma ogni tanto la speranza era l’unica cosa che rimaneva, e in realtà non ci credevo più per davvero".

Com’era la terapia? "Facevo fisioterapia e logopedia, a volte anche in gruppo. Mi piacevano soprattutto gli esercizi al computer".

È stato tanto tempo al centro di riabilitazione Puzzle, a Torino. Che rapporto ha instaurato con i medici? "Ottimo. Soprattutto con la direttrice del centro, Marina Zettin. È una persona straordinaria, ha fatto moltissimo per noi".

Ci racconti. "Non abbiamo grandi disponibilità economiche, infatti siamo stati costretti a interrompere la riabilitazione a Torino perché fatichiamo a pagare gli spostamenti settimanali, dato che abitiamo a Cuneo. Ma la dottoressa Zettin non ci ha mai lasciati soli: al centro non pagavamo nulla, neanche il pranzo. Aveva sempre una parola di conforto per me e i miei genitori, ci ha dato la forza nei momenti più bui. Nell’ultimo periodo ci voleva persino aiutare a trovare una casa a Torino, assieme a un lavoro per me o i miei, così da non doverci più spostare. Ma ho un altro fratello a Cuneo, non volevamo lasciarlo solo".

A proposito di lavoro. Di cosa si occupava prima dell’incidente? "Facevo il meccanico. Adoravo aggiustare le macchine".

E adesso? "Il mio lavoro quotidiano è esercitarmi a camminare aiutato soltanto dal bastone. Voglio migliorare sempre di più, essere autonomo. Per il futuro, non ci ho ancora pensato. Non mi dispiacerebbe un lavoro in cui si risponde al telefono, come fare il segretario, o lavorare in un call-center".

Ha interrotto del tutto la riabilitazione? "No, faccio un’ora di logopedia ogni mercoledì".

E nel tempo libero? "Due volte a settimana vado in un centro specializzato dove organizzano attività di gruppo, laboratori. Facciamo cose divertenti, a volte anche gite. E qui faccio il corso per imparare a recitare in teatro. Mi piace molto, volevo iniziare anche a farne uno di canto, ma purtroppo quello a cui volevo iscrivermi a settembre non partirà. Altrimenti in casa sto al computer, su Facebook. La sera non esco, sto in casa e mi riposo".