Venerdì 19 Aprile 2024

I '4 ristoranti' di Alessandro Borghese. "In Italia molta ristorazione di basso livello"

Intervista allo 'chef rock', che sta girando la puntata milanese ("Boom vegan e salutista dopo l'Expo") del suo show. A gareggiare sono direttamente gli chef. "Facciamo casting ampi, escludendo la ristorazione improvvisata". Stasera la puntata a Ferrara

Lo chef Alessandro Borghese

Lo chef Alessandro Borghese

Milano, 24 novembre 2015 - Lui si definisce "chef rock". Si chiama Alessandro Borghese, è il figlio di Barbara Bouchet e ora su Sky, ogni martedì sera, conduce "4 ristoranti". In questi giorni sta girando la puntata dedicata a Milano, e così ne spiega la ragione: "Dopo l’Expo, Milano è diventata la città del cibo vegano, naturista, crudista, salutista. E noi esploriamo questo fenomeno".

La vostra è una trasmissione diversa dalle altre di cucina. Perché?

"Da noi non si riprende un cuoco mentre lavora con la musica in sottofondo, o dei bambini mentre preparano dei piatti. Qui i protagonisti sono gli stessi ristoratori, che si confrontano, si scontrano, si valutano e poi si votano".

Come è il rapporto tra loro?

"Il primo giorno sono pieni di cortesie. Il secondo si sciolgono, il terzo entrano in campo le strategie, il quarto si scannano perché vogliono vincere. Il premio è ’solo’ di 5mila euro, ma è una cifra sufficiente a fare quelle migliorie che si sono rimandate, magari il gazebo che mancava, o l'abbattitore che non avevi".

Come scegliete i locali da mettere in gioco?

"Escludiamo la ristorazione di basso livello e improvvisata, purtroppo in Italia ce n’è molta. Facciamo casting molto ampi cercando la particolarità anche umana. Ogni volta scegliamo un tema, per esempio ristoranti gestiti da marito-moglie o, come nel caso di Milano, ristoranti dalla cucina salutista o crudista. Possiamo dare spazio al ristoratore che lavora da 30 anni o anche a un giovane che ha appena cominciato ma con grande entusiasmo. Svolgiamo anche una funzione sociale, diciamo per scherzo ma anche un po' sul serio: dopo la messa in onda i locali dove siamo andati vengono assediati dai clienti. E' un modo per dare una mano a un settore che, anche economicamente, in Italia è molto importante".

Il suo ruolo qual è?

"Non do mai giudizi, li lascio ai ristoratori stessi. Io però visito la cucina per controllare che tutto sia a norma e devo dire una cosa: da quando andiamo in onda non c’è più una cappa sporca in tutta Italia. Se un locale si professa a chilometro zero e poi nel menù leggo carne di bisonte, be’, lo faccio notare. Se nel frigo trovo le uova vicino al pesce non manco di sottolinearlo".

Molti sono attratti dal settore e vorrebbero lanciarsi nell'avventura. Che suggerimenti può dare?

"Il nostro programma mostra per così dire anche il 'dietro le quinte' di questo mestiere, in cui le soddisfazioni sono tante, ma anche i problemi. A chi è a casa mostriamo i sacrifici che bisogna fare per diventare ristoratori. E' un mestiere affascinante ma duro".