Giovedì 18 Aprile 2024

Piano scuola, subito un miliardo. Altri fondi dall'8 per mille

In arrivo le risorse dell'8 per mille a gestione statale, risorse per rimettere in sesto le scuole italiane

Matteo Renzi (Lapresse)

Matteo Renzi (Lapresse)

Nuccio Natoli

Roma, 24 luglio 2014 - Il governo accelera sul ‘piano scuola’. Il Consiglio dei ministri ha deciso di rivedere i criteri sull’utilizzo della quota dell’8 per mille dell’Irpef. Detto in modo semplice, una parte di quei soldi saranno destinati a ristrutturare le fatiscenti scuole italiane. Evidente l’intenzione di tradurre in pratica la promessa del premier Renzi, fatta nel discorso di insediamento, di un piano di edilizia scolastica da far partire prima della riapertura delle scuole e da completare entro il 2015. La mossa dell’8 per mille si associa alle regole meno stringenti del patto di stabilità che i comuni dovranno rispettare per i soldi che spenderanno per le scuole. Fatti i calcoli, i comuni sono in grado di mettere sul piatto 244 milioni di euro. A questa somma si aggiungono i 510 milioni prelevati dal Fondo di ‘sviluppo e coesione’ e i 150 milioni messi a disposizione dal ministero dell’Istruzione, ne deriva che dall’8 per mille dovranno arrivare circa 200-250 milioni in due anni per arrivare a «quell’oltre un miliardo di euro per il piano scuola da utilizzare nel primo anno» di cui ha di recente parlato il ministro dell’Istruzione Giannini. Nell’arco del biennio l’intero piano scuola dovrebbe mettere in campo circa 3,5 miliardi di euro. Quest’anno i complessi scolastici interessati dai lavori (tra interventi massicci e no) saranno circa 7.750. Circa duemila dovrebbero essere cantierabili nel giro di poche settimane. Il piano prevede che alla fine saranno circa 20.845 le scuole ristrutturate, messe in sicurezza, rimodernate con criteri anche di efficienza energetica o addirittura costruite ex novo.

Il consiglio dei ministri, dopo aver approvato il decreto di proroga (e di rifinanziamento) delle missioni internazionali, ha deciso di rimandare a una riunione successiva il ‘riordino’ delle accise sui tabacchi vista l’assenza del ministro dell’economia, Padoan, impegnato in un viaggio in Cina.

Il decreto sui tabacchi avrebbe dovuto contenere anche una nuova regolamentazione sulle sigarette elettroniche. Il cardine sarebbe l’apertura alla commercializzazione di un nuovo sistema messo a punto dalla Philip Morris che anziché fare evaporare liquidi alla nicotina si limiterebbe a riscaldare del tabacco. Questo tipo di sigaretta 2.0 sarebbe classificata come ‘prodotto da inalazione’ e non da fumo. La prima conseguenza sarebbe la possibilità di utilizzarla anche nei luoghi pubblici perché a rischio quasi zero. I produttori delle sigarette elettroniche tradizionali sono sul piede di guerra. Gli esperti sono già in battaglia tra loro sulla valutazione degli effetti.